Mozambico: Cabo Delgado, i missionari e il dramma degli sfollati in fuga dalle violenze

La missione di Cavà-Memba, in una zona confinante con la provincia di Cabo Delgado, sta accogliendo e aiutando migliaia di sfollati in fuga dagli attacchi di gruppi jihadisti, che in tre anni hanno causato 1500/2000 vittime e 300.000 sfollati. La coraggiosa denuncia del vescovo di Pemba.

In Africa nasce lo Stato Islamico

Quella che si sta svolgendo nel Kivu sembra una tappa del processo di “scoperta” dell’Africa da parte del terrorismo Jihadista, che, in molti casi, è arrivato prima – in concomitanza e in concorrenza – di Occidente, cinesi, russi, ecc. Non è un caso che l’Africa oggi sia largamente permeata e resa pericolosa dal terrorismo.

Strage copti in Egitto. Il perdono di una vedova commuove il giornalista musulmano

Venerdì 28 e sabato 29 aprile Papa Francesco si recherà in Egitto. Papa Francesco porterà la propria vicinanza ai copti, colpiti da due sanguinosi attentati la domenica delle palme. A questi attacchi la comunità copta ha reagito con grande compostezza. Non invocando vendetta ma misericordia e fraternità. Una posizione che ha colpito e commosso l’intera comunità egiziana. Come questo giornalista della televisione.

Video-choc: «Morte ai cristiani»

«O Allah, annienta gli odiosi cristiani, uccidili tutti, non lasciarne vivo neppure uno ». È il passaggio più inquietante di un video scoperto ieri, che mostra un adolescente passeggiare, di notte, per le vie di Verviers, una cittadina nel Belgio orientale, recitando una “preghiera” in arabo contro i cristiani e che esalta inoltre i «mujaheddin » e chiede ad Allah di sostenerli nella «lotta contro i nostri nemici».

Il Daesh «riaffila» l’arma mediatica

Non è una guerra di religione, dice il Papa. Ed è vero per i cattolici e per la maggior parte dei musulmani, che vorrebbero costruire insieme un rapporto basato sul reciproco rispetto. Non lo è, invece, per il Daesh né per i promotori dello scontro a tutti i costi. Ieri, mentre centinaia di fedeli musulmani prendevano parte, in Francia e in Italia, alla celebrazione domenicale per esprimere la loro solidarietà con i cristiani dopo l’assassinio di padre Jacques, il Califfato ha rilasciato l’ultima edizione di Dabiq, la sua “rivista ufficiale”, proprio con la peggiore polemica anti cristiana.

Il “j’accuse” di una giornalista saudita

Sono profondamente rammaricata e perciò scrivo queste righe dolorose. Ma questa non è altro che una confessione di quanto abbiamo fatto. Noi abbiamo inquietato l’umanità e turbato la civiltà. Noi abbiamo imbrattato il progresso e la tecnologia. Noi siamo maestri nel distruggere per ricostruire.
Abbiamo vissuto decine di anni di repressione religiosa e dittatura ideologica. Molte generazioni arabe sono cresciute nell’estremismo, sostenuto dalla politica e da fatwe di shaykh la cui funzione principale è salvaguardare l’arretratezza.

Affrontare le due “W”

La nuova fase della guerra del terrore scatenata dal Daesh non si può combattere sul terreno né si può vincere con i droni, i bombardamenti e gli obiettivi mirati. Perché il nocciolo, il core business del Califfato non sono, nonostante l’orrore di cui sono capaci, gli squadroni di macellai e di tagliagole che – con atti di suprema viltà – continuano a sequestrare e colpire inermi, schiavizzare donne, decapitare statue, disprezzare bellezza e armonia del creato. Il cuore nero del Daesh sopravvive grazie a un fiume di denaro e una capillare propaganda attraverso internet

Pakistan, le vittime dell’islam che dialoga

Pakistan, un Paese che potrebbe cadere in mano all’estremismo religioso, peggio ancora diventare centrale del terrorismo con il rischio che una deriva integralista spazzi via società civile e politica, ne faccia il nucleo di un “califfato” con un retroterra pressoché inesauribile, ma soprattutto dotato degli ordigni nucleari di cui il Paese dispone nell’inquietudine internazionale.

Pakistan, strage di cristiani.

​Una strage. Nel giorno di Pasqua, mentre i cristiani festeggiano e le famiglie vanno al parco per passare una giornata di svago. Li hanno colpiti lì, nel più grande parco cittadino di Lahore, con un attentato kamikaze destinato a uccidere i più deboli: la minoranza cristiana, le donne e i bambini. Così è stato rivendicata la strage da Jamaat-ul-Ahrar, un gruppo di talebani pakistani, che ha affermato “l’obiettivo era colpire la minoranza cristiana”.